Sant'Antonio

giugno 2008

 

 

Mi sono reso conto solo alla fine di essermi fatto prendere la mano da argomenti che poco hanno a che fare con il Brasile con il risultato di una insalata di frutta, forse discretamente amalgamata, ma comunque sempre una macedonia.

Il fatto è che per associazione storico-politico-dinastica sono scivolato sul Portogallo di cui il Brasile è stato una colonia per 300 anni e nei cui confronti mantiene una grande riverenza.

Recentemente ci sono stati festeggiamenti a non finire per l'anniversario di una vacanza che la famiglia reale portoghese, con relativa corte, si è fatta qui nel 1807.

 

Sono arrivati in 15.000 (quindicimila!), fortuna che avevano avvisato.

Hanno girato di qua e di là, gli è piaciuto una cifra e tra una cosa e l'altra si sono fermati 5 anni (se da noi dopo giorni l'ospite puzza, fate voi i conti...).

Poi un giorno hanno preso su e sono ripartiti tutti, senza pagare il conto (difatti non è per niente che certa gente li chiamiamo portoghesi).

E' stato da lì che poi hanno fatto la rivoluzione e conquistato l'indipendenza (1).

 

Nonostante tutto, come dicevo, l'ammirazione per gli antichi padroni (che li hanno portati qui gratis dall'Africa sulle navi negriere) è rimasta grande.

In qualche trasmissione in TV, a volte sembra che considerino l'Europa una propaggine del Portogallo che, saltando di palo in frasca, ha anche diverse connessioni con l'Italia, perlomeno quella monarchica: Maria Pia di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, è diventata regina del Portogallo; lì sono andati in esilio Carlo Alberto e Umberto II, che guarda la combinazione si è laureato a Padova (cosa c'entra? Un attimo di pazienza).

Insomma questa è un po' l'origine del papocchio.

 

Vabbè, incominciamo.

 

Sant'Antonio.

 

13 di giugno, sant'Antonio "casamenteiro".

Per tradurlo in italiano il lemma più adatto sarebbe "matrimonialista".

Parliamo del sant'Antonio da Padova, quello rappresentato con Gesù bambino in braccio, in Italia è il santo a cui ci si rivolge per ritrovare le cose smarrite; quelli del Lost and Found dell'aeroporto gli dedicano tridui e novene. A Padova è chiamato semplicemente "il Santo", per loro l'unico, il vero.

 

Abbiamo un fatto strano, successo in famiglia diversi anni fa, che avvallerebbe questa attribuzione di patrono degli oggetti scomparsi.

Mio padre, una domenica mattina, uscendo di casa, scoprì che gli avevano rubato la macchina.

Secondo il suo racconto pare che non si disperò affatto ma tirò dritto fino alla chiesa dove si rivolse con serena determinazione al "Santo"; anche lui lo chiamava così in quanto originario della provincia di Padova, da sempre suo devoto e quindi un po' un cliente preferenziale.

All' uscita, fatti cinquanta metri, incontrò la macchina.

Un avvocato del diavolo potrebbe dire che forse era andato a messa in macchina senza accorgersene ma, se miracolo non fu, può darsi che qualche residente del quartiere chic dove abitava la mia famiglia, era uscito la sera prima, aveva preso la 600 di mio padre, era andato al night e al ritorno l'aveva parcheggiata dove aveva trovato posto, perchè già allora i parcheggi a Milano erano un problema.

Un po' come usano fare gli abituè dell'isola di Cavallo che, per raggiungere i loro yatch ancorati alla fonda, prendono su a caso uno dei tanti tender ormeggiati alla riva.

 

A dire il vero prendevano, perchè, dopo l'ira funesta di Vittorio Emanuele, nessuno va più a rischiare di beccarsi una regal palla di fucile nella schiena.

Strana situazione quella del torvo castigatore: avere avuto il nonno re d'Italia, il padre re di maggio e lui, superando il ruolo di Sua Nullità, affermarsi solo come fante di bastoni.

 

Uno, due, tre... fante, Cavallo e re...

 

Forse anch'egli devoto di Sant'Antonio che gli ha fatto ritrovare la Patria perduta.

E lui, povera stella, con la storia del risarcimento per i danni ai Savoia ci è andato a nozze perchè, magari sottobanco, o attraverso il camino (poi capite perchè), forse qualcosa ha portato a casa. Lo sanno tutti: noi Italiani siamo brava gente e non sappiamo dire di no a nessuno.

Sant'Antonio matrimonialista, trovarobe e befàno (per via del camino).

 

Ma suvvia, scherziamo coi fanti e lasciamo stare i santi.

Qui in Brasile invece a sant'Antonio viene riconosciuta la facoltà di favorire i matrimoni.

La credenza viene dalla leggenda secondo cui in Portogallo (perchè lì è nato alla fine del 1100 e al secolo si chiamava Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, dici poco...), vivevano due sorelle povere che, non avendo la dote di matrimonio, non potevano accasarsi.

Allora sant'Antonio procurò due sacchi pieni di soldi e glieli buttò in casa giù dal camino.

Miracolo.

 

Per cui ora, le ragazze che fanno fatica a trovare, chiedono a Lui la grazia. Sembra diffusa la consuetudine, dopo un paio di frettolose candele votive, di passare a metodi più sbrigativi e cioè comprare una statuetta di sant'Antonio e di infilarla a testa in giù in un bicchiere d'acqua.

Il bicchiere viene messo in sala sul buffet, (magari nascosto dietro un soprammobile così non risulta evidente ad estranei l'estremo ricorso) e il Santo verrà tolto dall'incomoda posizione solo dopo che si sarà presentato un uomo decente con credenziali attendibili. Pare che i risultati siano sorprendenti.

E in certi casi si può veramente parlare di miracolo.

 

Del resto, nonostante la pazienza da santo, provate voi a stare a tempo indeterminato, a testa in giù, dentro nell'acqua e magari con il Bambino in collo. Uno cede.

 

In un paese dove l'unica legge che funziona nelle relazioni sociali è quella del più forte, è normale provare a ricattare i santi e magari anche più su.

 

Il giorno di sant'Antonio è anche il giorno degli innamorati. Tutte le coppie si scambiano regali  come nel resto del mondo avviene a san Valentino che qui invece è sconosciuto.

 

Veronica ha ricevuto un pomeriggio di shopping libero, con la mia carta di credito.

Io una torta di mele, dietetica.

Wow.

 

 

 

 

 

 

(1) Nella realtà storica il soggiorno brasiliano della corte portoghese fu dettato da motivi prudenziali in relazione alla politica espansionistica di Napoleone in corso in quegli anni.