Le invasioni barbariche

marzo 2008

 

 

Per quattro giorni con Veronica non ci siamo parlati.

E' stato dal sabato al martedi di Carnevale.

 

Nessuno screzio, solo che il baccano, prodotto da quelli venuti da fuori nel paradiso di Barra do Cunhaù per il lungo ponte di Carnevale, era tale che abbiamo visto la televisione senza sentire l'audio, siamo rimasti telefonicamente isolati e le comunicazioni tra noi erano a gesti dopo esserci stancati di gridarci nelle orecchie.

 

Sono stati quattro i giorni veramente caldi ma il casino era cominciato già all'inizio della prima settimana.

 

L'hobby nazionale brasiliano è fare rumore; la musica è un ottimo espediente e il  Carnevale una delle occasione consacrate.

A questo si deve aggiungere che una parte numericamente non trascurabile sfrutta questi  momenti di festa per emergere dall'abisso della propria nullità, per finalmente mostrarsi, per far sentire che c'è anche lei.

 

E questo si esprime nell'invasione.

 

Invasione fisica, con altoparlanti, tavoli e sedie, barbeque improvvisati, bivacchi estemporanei e sporcizia a volontà negli spazi pubblici e non.

 

Invasione sonora con una "musica" fatta di rumori elettronici scientificamente fastidiosi e di ritmi sincopati (prodotti ad hoc da un marketing che conosce bene le esigenze di questo segmento di mercato) che battono soprattutto sui nervi oltre che sui timpani. Nessuna base melodica, i rari testi inneggiano all'ubriachezza.

 

Invasione domestica perché ti arrivano in casa senza preavviso e prendono possesso di tutto.

 

E' l'apoteosi della prevaricazione, il festival del degrado, la ricerca del godimento non col piacere ma con lo sfascio. L'invasione dei barbari.

 

Invado ergo sum. Più invado e più creo fastidio più mi sento qualcuno.

 

E' comunissimo qui trasformare il bagliaio dell'auto in una batteria di altoparlanti collegata ad un amplificatore da stadio.

Poi si apre il portellone e si sparano decibel a raffica sulla popolazione inerme.

L'onnipotenza alimentata dalla batteria della macchina.

 

Potenza totale: 6.000 Watt

Distanza utile: 800 metri

Volume: regolabile, dalla soglia del dolore alla soglia dell'inferno

 

Molti hanno un'auto che ha già passato due-tre rottamazioni ma lo stereo è da Sex Pistols. E questi sono i poveracci. Disoccupati convinti ma con 1.500 W RMS per canale.

Poi ci sono i riccozzi che hanno un van che sembra la Michelangelo, con casse ancora più grandi nel pianale e l'atteggiamento borioso di chi può permettersi tutto. Ma la musica non cambia.

Tutti parcheggiati di fronte alle rispettive residenze o davanti ai bar, tutti al massimo volume di fuoco. Nessuno distingue più il proprio rumore da quello degli altri, è un'esplosione acustica continuata alimentata da kamikaze del suono.

 

Tutti saltellano storditi, con una sigaretta in una mano e una lattina di birra o un bicchiere di rum nell'altra, per ore. Chiedere di abbassare il volume è una violazione dei loro bisogni fondamentali , un attentato al loro diritto di esistere, se possibile il volume verrà aumentato per marcare ancora di più il territorio.

 

Sparargli una scarica di pallettoni non è permesso perchè sono classificati come appartenenti al genere umano ma il livello civile e il senso di responsabilità, che generalmente esprimono nella vita, nei confronti della società, della famiglia e delle proprie azioni è assimilabile a quella di uno squalo.

Ma la punizione è già in corso; sono tutti all'amo di Lula (e chi per lui) che, nonostante il suo nome significhi calamaro, è il più squalo di tutti. Continuerà, senza far rumore, a succhiargli il sangue mentre loro inconsci continueranno ad inebriarsi di birra, baccano e gol di Kakà.

 

Una cugina di Veronica è arrivata da Baia Formosa, scappata perché si è presentato a casa sua alle cinque del mattino un branco di undici persone tra parenti, conoscenti e sconosciuti, di Recife, con uno stereo a tre ante, e si sono installati in casa, due localini più il bagno, nonostante le sue proteste.

Quando tornerà troverà il frigo e la dispensa vuoti, qualcuno ubriaco avrà vomitato contro il muro, sporcizia ovunque e inevitabilmente qualcosa di rotto. Il conto dell'ultimo danno arriverà a fine mese con la bolletta del telefono. Questo tipo di situazione si gioca regolarmente tra quelli che non sanno dire di no e quelli che ne approfittano, che è la parte maggiore.

 

Anche noi abbiamo dovuto fare un piccolo salto mortale per dirottare una coppia di lontani parenti che notoriamente si prenotano con deferenza per una notte e poi si installano per una settimana con il comportamento e le pretese di chi sta in hotel.

L'ultima volta che si sono fatti ospitare dai genitori di Veronica per dieci giorni, si sono portati dietro cinque amici loro, tutti a mani vuote, senza un asciugamano né il rasoio da barba.

Per questa mancata ospitalità avremo il loro risentimento e le loro critiche presso buona parte della famiglia per diverso tempo.

Meglio così, così tutti saranno informati che "questa casa non è un albergo".

 

Il mercoledi delle ceneri i barbari sono ripartiti. I più avviando la macchina a spinta con la batteria e la tracotanza ormai scariche.

 

Sono semisdraiato sulla veranda, i piedi appoggiati alla balaustra, sorseggiando un succo di maracujà.  Veronica è presa nella lettura di un Camilleri.

Intorno un silenzio irreale.

̶   Che bello, finalmente un po' di pace…  ̶   dico.

Veronica non sembra aver percepito, continua immersa nel suo libro.

̶   Veronica…   ̶ .  Niente.

La chiamo a voce più alta, ma il suono della mia voce non sembra arrivare neanche alle mie orecchie.

Ho capito: siamo diventati sordi.