Nomi e soprannomi
aprile 2008
Ogni paese ha i suoi nomi che vengono dalla tradizione, dalla storia e dalla religione del luogo.
Sempre di più inoltre, l’aumento della comunicazione tra le genti ha introdotto nomi anche di altre culture e la rottura di certe rigidità sociali ha permesso una certa “creatività” nel dare il nome ai figli.
In Italia qualcuno a suo tempo ha litigato con il parroco perché voleva battezzare il figlio Sandokan. E l’ha spuntata.
E più o meno nello stesso periodo c’è stata una quantità non indifferente di Geiàr (J.R.) suggerito dalla telenovela Dallas.
Chiamare un figlio Kevin perché è stato concepito in un cinema semideserto dove proiettavano “Balla coi lupi” lo trovo romantico; in Brasile poiché le persone si identificano sempre per il nome e quasi mai per il cognome, e quindi di fronte all’anagrafica del resto del mondo fanno tutto un calderone, lo avrebbero chiamato indifferentemente Kevin o Costner o Kevincostner (che poi adattato alla fonetica e alla ortografia brasiliana sarebbe diventato un enigmatico Quevicosne).
Senz’altro in certi nomi c’è qualche vena di esibizione e protagonismo ma forse ognuno vorrebbe che suo figlio fosse molto speciale. C’è chi per questo gli fa dare lezioni di violino e chi invece lo chiama Uto; e chi tutte due le cose.
Qui la libertà di nominazione dei figli è pressochè assoluta. Un appassionato di musica lirica può registrare il suo neonato col nome Donizetti senza che nessuno ci trovi niente di strano.
Frequenti i nomi di ispirazione religiosa che confondono il nome con gli attributi, come Cassia, Assis o Bosco, derivati rispettivamente da Rita de Cassia (Rita da Cascia), Francesco d’Assisi, Giovanni Bosco, santi oggetto di grande devozione.
Cassia, per esempio, poi trova divagazioni in Cacia, Kassia, Kecia, Kezia, Keyza, ad libitum.
Un amico qui di Barra, forse per riscattare la banalità del suo nome, Josè, ha chiamato i suoi tre figli: Gutenberg (che non fa il tipografo), Gutermann (che non è un cane da tartufi tedesco) e Gutierrez (che non è uno scagnozzo del sergente Garcìa).
Chiamarli tutti con la stessa iniziale è una consueudine abbastanza diffusa.
Veronica ha due sorelle: Valeria e Vittoria. Tra loro si chiamano Ve, Va e Vi. Quando sono insieme sembra di essere a casa di Paperino.
Poi la presenza di truppe americane qui nel Nordeste (la più grande installazione militare fuori dagli USA durante la seconda guerra mondiale), ha generato la diffusione di nomi che sono la replica di cognomi yankees (Jackson, Jones, Roosevelt…..).
Il Brasile ha partecipato alla seconda guerra mondiale in Italia con le truppe alleate. Il contingente, di 25.000 uomini, è sbarcato a Napoli.
E questo spiega un sacco di cose; i brasiliani sono un popolo molto ricettivo.
Abbastanza stravaganti sono i nomi di diverse Duplas Sertanejas, complessi vocali e strumentali (chitarre) che riscuotono un grandissimo successo e che fanno una musica folk tipica dei bassopiani semi-aridi dell’interno.
Una Dupla Sertaneja (duo del deserto) è sempre composta da due uomini che indossano jeans, cappello e stivali da ranchero.
Alcuni nomi presi a caso: Edson e Hudson, Gino e Geno, Tonico e Tinoco, Bruno e Marrone (famosissimi), Zezè e Zazà, Kant e Bacon (crepi la modestia), Austero e Lascivo.
A uno di questi gruppi (Zezè de Camargo e Luciano) è dedicato il film biografico di Breno Silveira “I due figli di Francesco” che nel 2005 ha riscosso un successo al di là dei confini nazionali ed è stato candidato all’Oscar tra i film stranieri.
Ho messo insieme un elenco sicuramente poco esaustivo delle bizzarrie anagrafiche brasiliane ma le curiosità non mancano.
Alcuni sono figli di persone conosciute (le stranezze sono più comuni oggi che una volta), altri li ho trovati in internet e sulla guida del telefono.
Attenzione, nessuna volontà di irrisione, solo una dimostrazione della creatività di questa come quella di tante altre genti del mondo.
Da notare: sono tutti nomi di battesimo, di diverse ispirazioni, non cognomi.
Musicale classico: Mozart
Motoristico cult: Arlei Davidson
Eroico da esportazione: Garibaldi (per es. Garibaldi Alves è il Presidente del Senato)
Rianimatorio urgente: Collapso Cardiaco
Frustrante: Oferenda Recusada (offerta rifiutata)
Oceanografico: Oceano Atlantico
Distensivo: Manso (quieto) Pacifico
Continentale: Americano
Probabile contraffazione: Messia
Silvestre: Acacia (probabile evoluzione di Cascia - Cassia - Cacia, si legge acàsia)
Fluviale lombardo: Adda
Geografico australe: Wellington
Presidenziale: Washington
Marinaro sinistrato: Nelson
Calcistico mondiale: Tospericagerja (dalle iniziali dei componenti della nazionale di Mexico ’70: Tostão, Pelé, Rivelino, Carlos Alberto, Gerson e Jairzinho)
Calcistico britannico: Everton
Epico greco: Agamenon
Filoamericano: Madeinusa
Numerale crescente: Um Dois Tres
Pressapochista: Maisomenos (più o meno)
Astronomico: Asteroide
Cinematografico: Avagina (cinematografico in quanto: ava-gina, da Ava Gardner e Gina Lollobrigida. Altre fonti lo danno per ginecologico, per noi improbabile)
Sporadico: Casoraro
Automobilistico: Chevrolet
Professionale autonomo: Hidraulico
Onnipresente: Usnavy (U.S.Navy, la Marina Americana)
Giuridico amministrativo: Protestado
Calligrafico medico: Iligivel (illeggibile)
Esortativo: Letsgo (let’s go)
Chimico organico: Eter Sulfurico
Chimico farmaceutico: Magnesia Bisurada
Medico legale: Necroterio (obitorio)
Ostetrico tricologico: Placenta
Possessivo assoluto: Kwysswyla (mia figlia la chiamo solo io)
Geometrico generalmente inclinato: Hypotenusa
La mamma bruciava i copertoni: Kleber
Extraterrestreportamivia: Kyseff
Scioglilinguagnolo: Abxivispro
Inibitorio di malelingue: Produto do Amor Coniugal
Tanto poi tutti li chiamano con un soprannome e la cosa rimane confinata nei documenti.
Anche in Italia non mancano le stranezze, un saggio esilarante in:
http://www.nomix.it/nomibizzarri.php
Il massimo credo però sia quello di un bimbo svedese chiamato:
Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116, figlio di un buontempone dislessico e di una dattilografa impazzita. Maggiori dettagli in: http://it.wikipedia.org/wiki/Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116
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Per non dir dei soprannomi.
Il papà di Veronica per l’anagrafe si chiama Luiz, e io lo chiamo così, sua moglie lo chiama Lula, i parenti Bida, Veronica lo chiama Ben, la gente qui in paese Bidù.
Un giorno lo abbiamo portato a Natal da un medico che gli ha chiesto:
− Lei come si chiama? −
Lui, con lo spirito di sempre, gli ha risposto:
− Faccia un po’ lei, uno più, uno meno…−