Rouge et noir

marzo 2010

 

Qui si raccontano gli avvenimenti del 5 febbraio ultimo scorso. La trascrizione è assolutamente fedele ai fatti; a contorno della narrazione aspetti e colori del mondo di qui. L’antipatia, con cui il sottoscritto si presenta nel contesto, è strumentale alla drammatizzazione del racconto.

Anche la Veronica non ne esce troppo bene.

Anche i migliori attori a volte interpretano la parte della carogna o dell'inetto.

Nonostante tutti i tentativi di sintesi, la storia non è risultata delle più brevi, spero che il weekend prolungato di Pasqua offra qualche scampolo di tempo in più per consumarla senza distrazioni.

Tenere il cellulare spento, grazie.

 

 

Pomeriggio di un giorno tropicale, casa nostra,

La Veronica:   Andiamo, manca meno di mezz'ora alle quattro 

Ieri siamo andati al mercato coperto a comprare la carne.

Comperiamo solo filetto perché io per la carne sono uno spitinfio, già non ne vado matto e poi la detesto se è grassa, nervosa, dura e cara. Il filetto, a tre euro al chilo, è una buona soluzione.

Pochi qui se lo permettono.

 

Il filetto era finito e quindi ne abbiamo prenotato uno per le quattro di oggi.

Da qui a Canguaretama ci vogliono circa venti minuti, dodici chilometri di curve, buche e animali vaganti.

  Perchè tanta fretta?    Qua, per tutti, la puntualità è un concetto assolutamente astratto…

 

In Brasile c'è il più alto numero di centenari del mondo. Anche la morte se la prende comoda.

 

  Abbiamo detto alle quattro…

Che fascino sanguigno deve averci 'sto macellaio per sconvolgere consuetudini radicate nel DNA da generazioni?

Venti minuti dopo siamo a Canguaretama.

  Passa davanti alla biblioteca che vediamo gli orari, ma un po' veloce perché mancano solo quattro minuti…

Quattro minuti! Tu guarda se dovevo venire fino in Brasile per mettermi con una svizzera!

 

Al mercato il macellaio naturalmente non c'è. Niente di che stupirsi. Che palle!

Chiedo a uno che vende tuberi fuori sul marciapiedi se ne sa qualcosa.

  E' al mattatoio. Oggi macellano nove bestie e quindi arriva un po' più tardi    mi spiega cortese. Qua tutti sanno tutto di tutti.

Aspettiamo, io e l'elvetica. Un ubriaco del turno pomeridiano, che cerca di attaccare briga con il tuberaio, distrae un poco la noia dell'attesa.

Dopo un'ora, del fottuto macellaio neanche l'ombra, anche l'ubriaco ha finito il carburante e dorme seduto contro il muro.

 

Qua siamo tra il tropico e l'equatore, fa buio presto, il sole scende a una velocità percepibile; alle cinque e mezza è già come notte.

 

Sono contrariato, irritato e anche un po' stanco; vado da quello dei tuberi e gli rifaccio la stessa domanda.

  Allora, quando arriva 'sto macellaio? 

  E' al mattatoio. Oggi macellano nove bestie e quindi arriva un po' più tardi    risponde cortese.

Sembra di essere nel "Fantasma della libertà" di Bunuel.

  E non c'è modo di comunicare con lui? 

  E' al mattatoio…puoi andare là, sicuramente lo trovi, perché oggi…

…macellano nove bestie eccetera, ho capito.Tu sai dov'è il mattatoio?    chiedo alla rossocrociata.

  Si, ma a questo punto non è meglio andare a casa?

  No, a questo punto a casa senza la carne non ci vado, andiamo al mattatoio! Paese di ritardatari e ritardati…

 

Il mattatoio è un cinquecento metri fuori dalla strada asfaltata che va verso il mare, in cima a una piccola collina. Tutto il circondario è brullo e deserto.

In cima alla salita un muro, alto, annerito da anni di salsedine, con un grande ingresso aperto tra due grandi pilastri.

Entro deciso.

  Forse non è permesso entrare in macchina… .  Insinua la Veronica.

Comportamento coattivo indotto da troppo severe regole cantonali.

  Scherziamo? Vengo a comprare due chili di filetto io, mica… 

 

DADAAA…………………….!

 

Il silenzio in sala è assoluto, gli occhi incollati allo schermo, il respiro sospeso, anche i pensieri sono azzerati in attesa del poi. Se adesso squilla un cellulare è la fine.

 

La macchina si arresta per inerzia al centro del grande cortile.

In fondo due costruzioni aperte; sembrerebbero dei lavatoi con, al posto delle vasche, tavoli di cemento da cui pendono resti di animali squartati. Dietro, il tramonto manda tutto in controluce ed esalta nei pavimenti bagnati riflessi rossastri. Figure lente e scure si muovono occupate in una macabra attività.

 

Intorno…, tutto intorno…, sul terreno, sui tetti, sulle strutture fatiscenti di mezzi e materiali abbandonati…, ovunque, immobili e neri, decine e decine di avvoltoi ci stanno osservando.

 

La Veronica scandisce:    Io, qui, non scendo   

Ho sempre sospettato che la dichiarata neutralità svizzera nasconda una subdola codardia. 

 

Un buon minuto e non succede niente, solo sullo sfondo si avverte il rumore di una mannaia impegnata a fracassare un osso.

 

Voglio il mio filetto; scendo, senza sbattere la portiera. I miei passi sul terreno mi sembra che rimbombino come quelli di Raymond Burr quando, alla fine de "La finestra sul cortile", sale le scale per ammazzare James Stewart inchiodato sulla sedia a rotelle.

 

Loro mi guardano fisso. Immobili. Incombenti. Mi rendo conto che se facessero qualche movimento mi sentirei un po' più al sicuro, invece non si muovono di un millimetro e questo mi fa pensare che stanno tutti meditando la stessa cosa…

Mi viene in mente "Gli uccelli" di Hitchcock e, per la prima volta da quando sono in Brasile, un brivido mi percorre la schiena.

 

Forse converrebbe rinunciare…lentamente mi volto…ormai mi sono inoltrato troppo…la Veronica si è messa al posto di guida…

Sono solo.

D'un tratto un pensiero attraversa i circuiti dei miei neuroni, rapido e trasversale, come il solista della Pattuglia Acrobatica, corre alla velocità del suono indietro nel tempo, attraverso anni di studi fino a quella scuola, quella classe, quel giorno in cui il maestro di quinta elementare, fra le tante, fece l' affermazione:

…gli avvoltoi si cibano solo di carogne,…

Sono troppo teso a controllare la situazione che mi circonda per potermi permettere di rivedere un'altra volta la scena. Buona la prima. Rassicurante.

O forse no.

"Gli avvoltoi si cibano solo di carogne", grazie tante,…il punto è che non sono mai stato uno stinco di santo, …che si senta?

 

  Sei qui per il filetto?   Schizzi di sangue nerastro istoriano il viso e i vestiti del macellaio, il coltello lungo due spanne, che pende dalla sua mano, rimanda gli ultimi bagliori purpurei del tramonto; sembra Charlton Heston ne "El Cid".

 

Gli corro incontro e mi rifugio dietro di lui.

 

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Nell'auto che corre nel buio regna il silenzio di un obitorio svizzero. Sul sedile posteriore, avvolti nel cellophan, due chili di filetto ondeggiano come cosa viva ad ogni ogni buca sulla strada.